Nel palazzo Canestrari di Force, la preziosità degli oggetti in oro esposti nel piccolo Museo Sistino di arte sacra si lega, in un originale connubio, al rame, un materiale meno nobile dell’oro, ma utilizzato per lavorazioni artistiche in grado di dar vita a veri e propri capolavori.
Force è conosciuto come il “paese dei ramai”, grazie alla presenza sul suo territorio di un’antica tradizione nella lavorazione artistica del rame.
Sull’origine della lavorazione del rame, avviata probabilmente in zona dai monaci farfensi, e del “baccajamento”, l’originale dialetto forcese spesso identificato come la lingua dei ramai, è tramandata una leggenda che racconta di un vecchio zingaro di nome Boro, abile nella lavorazione dei metalli.
Giunto a Force, Boro introdusse la lavorazione artigianale del rame, insegnandola ai giovani, ma suscitando l’invidia di un altro zingaro che durante il sonno gli gettò in gola una palla incandescente di rame fuso.
Boro incapace da quel momento in poi di comunicare, per via della voce ormai roca e del volto deformato, si ritirò su un’altura continuando a produrre meravigliosi oggetti in rame e a insegnare la sua arte ai giovani ragazzi di Force, pur non riuscendo a parlare, se non attraverso suoni incomprensibili che hanno preso il nome di “baccajamento”.
Gli artigiani forcesi del rame realizzavano soprattutto oggetti da lavoro e d’uso quotidiano, come pompe, schiumarole e caldai per il vino cotto, e manufatti di utilizzo domestico (ciotole, anfore, scaldaletti, paioli, ecc.).
I ramai di Force erano noti in tutta l’Italia Centrale, perché, essendo anche venditori dei loro stessi prodotti, partecipavano assiduamente alle molte fiere paesane.
La lavorazione del rame ha rappresentato per il piccolo borgo di Force una vera e propria risorsa economica. Da una statistica del 1892 si ricava che in quell’anno solo a Force erano presenti ben 28 botteghe di ramai, nelle quali erano occupati ben 66 operai. Le botteghe si trovavano tutte nel centro storico e si affacciavano lungo i vicoli che ancora oggi tagliano il borgo.
Questa antica leggenda e i tradizionali processi di lavorazione del rame sono documentati nelle due sedi espositive del Museo del Rame, una nell’ex chiesa di San Biagio e una a Palazzo Canestrari (dove si trova anche il Museo Sistino di Arte Sacra).
Con la Seconda Guerra Mondiale e l’avvento della produzione industriale, la lavorazione del rame ha iniziato una fase di lento declino e anche il numero delle botteghe forcesi di ramai si è drasticamente ridotto.
Oggi, nel piccolo borgo piceno si contano due botteghe ancora attive, una a Force e l’altra nella vicina Comunanza, specializzata nella lavorazione artigianale del rame.
In queste botteghe potete acquistare oggetti in rame di grande pregio e fare esperienza diretta della stessa semplicità delle attrezzature e organizzazione del lavoro che caratterizzava le botteghe di una volta.
Consigli di viaggio
Dove dormire
Il Settecento – Residenza d’epoca
Località San Giovanni; 0736 371045; info@ilsettecento.it; www.ilsettecento.it
Albergo La vecchia Posta
Piazza Marconi, 10; 0736 373255; www.albergolavecchiaposta.it
Dove mangiare
Ramuse’
Località Casette 3; 328 6291859
Cosa visitare
Museo Sistino Vescovile, Via Beata Assunta Pallotta
Natale – Pasqua – Estate Aperture programmate
Ingresso € 1,00
Museo del Rame, Via Beata Assunta Pallotta
Tutto l’anno su prenotazione
Ingresso libero
Cosa comprare
Diletti Giovanni – Mele rosa
Località Piroccio, 2; 0736373244
Coccetti Pietro – Lavorazione del rame
Via Falconieri,7
Eventi
6-10 agosto 2014